Francesco Sapienza: la bellezza del fotografare

Mila Tenaglia (April 25, 2016)
Abbiamo incontrato il ritrattrista e fotografo Francesco Sapienza che ci ha raccontato la sua avventura artistica a New York. “Non sta a te essere fotogenico ma al fotografo renderti tale”. Una storia di coraggio e talento di un giovane creativo che ha fatto della fotografia la sua ragione di vita.

Roma come custode di una eredità culturale e affettiva, Stoccolma per capire la propria strada e crescere, New York come punto di snodo e arrivo. Tre città completamente diverse che fanno parte del mondo creativo di Francesco Sapienza e che gli hanno dato tutta la carica necessaria per capire che la fotografia era il percorso da seguire.

A 24 anni il primo scambio culturale universitario grazie all'Erasmus in Svezia "Stoccolma una città stupenda e all’avanguardia. Il successo che ditte e persone svedesi vantano a livello mondiale spazia dallo sport alla politica al design alla tecnologia ed è impressionante considerando il numero esiguo della loro popolazione. Si respira molto buon gusto e minimalismo, ed è quello che cerco di dare nei miei ritratti" ci racconta Francesco.

Laurea in Ingegneria Elettronica al Royal Institute of Technology di Stoccolma e una carriera a gonfie vele nel campo delle telecomunicazioni, esperto a livello mondiale di reti 3G/4G. Il percorso artistico di Francesco non ha il classico iter di altri fotografi.

Nei primi anni 2000 teneva corsi di formazione per ingegneri Vodafone in Italia e di altri paesi al mondo.  

"Ho sempre cercato di creare situazioni che mi rendessero felice e questo a volte richiede dei cambiamenti drastici. Ne ho fatti diversi, sia in termini geografici che professionali". 

Che cos'è per voi la felicità?
Francesco se lo è chiesto più volte e, nonostante la carriera avviata nel 2004,  la passione per la fotografia ha preso il sopravvento. Lascia il lavoro di ingegnere e si dedica alla sua vera passione: i ritratti delle persone. 

"Un viso e basta, a malapena si vede lo sfondo in molte delle mie foto talmente sono ravvicinate. Per me è  la faccia che deve parlare, ecco perché adoro scattare in studio solo con uno sfondo bianco o grigio".  

La sua filosofia si riassume in queste parole: “Non sta a te essere fotogenico, sta al fotografo renderti fotogenico”.  E’ il fotografo che ha il compito di catturare l’anima del soggetto, non viceversa. Per me non esistono persone che non sono fotogeniche e la mia sfida è prendermi la responsabilità di riuscire a rendere chiunque fotogenico".

"La potenza di un ritratto è incredibile" ci spiega. "E' il risultato di un’infinità di piccoli o grandi elementi che vanno dall’illuminazione alla scelta dell’attrezzatura, all’ambiente che circonda il soggetto, al modo in cui il fotografo dialoga col soggetto, alle emozioni che sta provando al momento. La bellezza per Francesco è quella naturale, anche di una smorfia" e non necessariamente solo quella da canone classico o che i media oggi ci forniscono.

Quale città migliore se non New York per lasciarsi ispirare dai volti e dalla etnicità di tanti luoghi? "New York ha un’energia incredibile che è impossibile da descrivere a parole. E' un posto dove vai solo se hai voglia di fare e questo mood crea un vortice di energia e creatività che non credo abbia uguali al mondo. Non c’è altro posto dove io mi senta più a mio agio.". Francesco ha gli occhi che gli brillano, uno sguardo pacato ma deciso.

Ci racconta delle sue prime esperienze lavorative con grandi brand e non solo nel campo dei ritratti. "Lavoro con Eataly da circa tre anni ed è cosi che sono entrato a contatto con la fotografia di cibo. Mi occupo di tutte le foto del loro catalogo online e delle prime tre edizioni del loro primo libro edito Rizzoli (‘How To Eataly’, in italiano ‘I love Eataly’).

"Mi fu detto che stavano cercando un fotografo professionista per il loro catalogo e mi feci avanti. Finito il colloquio, mi diedero una busta con una decina di prodotti e mi salutarono dicendo: 'vai a casa e facci vedere cosa sai fare di innovativo'. "Non avevo assolutamente idea di come si potesse creare innovazione su foto di prodotto su sfondo bianco. Una sera, mentre fotografavo la confezione di un torrone, decisi di aprirlo per vedere come era fatto dentro. Lo spezzai a metà e feci una foto molto ravvicinata dell’interno del torrone con tutte le briciole sul tavolo bianco. Mi sembrava molto bella perchè faceva vedere esattamente il prodotto e non solo l’involucro e proposi ad Eataly di fare due foto per ogni prodotto, una che mostrasse il packaging e l’altra che mostrasse il prodotto aperto. Rimasero entusiasti dell’idea e mi diedero l’incarico di fotografare i primi 500 prodotti del loro inventario".

Nel raccontarlo ci fa un accostamento bizzarro ma logico: fotografare cibo è un po' come fotografare le modelle e il risultato finale non dipende solo da te. "Devi avere anche cibo visivamente interessante (nella moda: la modella) e dei bravi food stylists e prop stylists (nella moda: fashion stylists e prop stylists).

"Di recente mi e’ stato commissionato da Smithsonian un libro su uniformi e oggetti rari del mondo del baseball, sport che non conosco affatto e che ritengo anche piuttosto noioso. Sto lavorando a stretto contatto con l’autore del libro. La sua grande energia e passione infinita per il baseball e la sua storia è fantastica e mi da molta ispirazione. 

Lavorare con gente che ha passione per quello che fa risulta molto contagioso e può rendere interessante anche progetti che di per se non lo sono. Insieme siamo stati nelle case di grandi collezionisti a Los Angeles, San Francisco ed Hong Kong per documentare parte delle loro collezioni. Ho fotografato magliette d’epoca che valgono svariati milioni di dollari ognuna e sentire i racconti di come questi grandi collezionisti siano riusciti a comprare i pezzi che cercavano e vedere la passione nei loro occhi quando ti raccontano è qualcosa di incredibile".

Francesco Sapienza ci saluta chiedendoci di passare per un ritratto nel suo studio e di non aver timore se una ruga di troppo apparirà sul nostro volto perche fa parte della nostra bellezza.

Una storia accattivante la sua ed il coraggio di aver lasciato un lavoro sicuro per dedicarsi all'arte. Ma c'è un segreto e tanta pazienza, Francesco lo svela spontaneamente " Bisogna pensare a un lavoro come il mio anche come un business e non solo come un’arte, il che implica che bisogna imparare a fare l’imprenditore, con tutto quello che ne consegue. Bisogna sapere fare tutto, dalla contabilità al marketing alle pubbliche relazioni e cosi via".  

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