Anni '60 e '70. Fotografia e materialità in Italia
Scatti che parlano di un’Italia degli anni sessanta e settanta. Sullo schermo della Casa Italiana Zerilli-Marimò scorrono fotografie che mostrano immagini dell'incontro fra individui e oggetti nei contesti ambientali e materiali che essi abitano. A raccontarci un Paese in cambiamento è Nicoletta Leonardi, insegnante di storia dell'arte presso la University of California EAP Florence, in una conversazione con David Forgacs, scrittore e editore di numerose opere.
Avviene prendendo spunto dalle fotografie raccolte nel libro “Fotografia e materialità in Italia Franco Vaccari, Mario Cresci, Guido Guidi, Luigi Ghirri” di Nicoletta Leonardi
I due studiosi ci spiegano come l’arte e la fotografia possano essere uno strumento molto profondo per comprendere un cambiamento come quello dell’Italia tra gli anni sessanta e settanta. Un periodo in cui il nostro Paese ha vissuto un grande rivoluzionamento culturale, sociale e politico.
Il 1980 sarà il punto di arrivo, un momento in cui l’ondata di rivolte politiche iniziata nel sessantotto arriva al suo culmine. Il terrorismo rimane ancora un problema, fiorisce la televisione privata come canale 5. I bronzi di Riace vengono esposti e sarà la prima esibizione del genere ad attrarre realmente le masse.
È il periodo di Boom in borsa, cominciano gli anni dell’edonismo reaganiano, della televisione commerciale e al tempo stesso delle grandi proteste della Fiat a Torino.
Si arriva ad un momento di pseudo-depoliticizzazione e di profondo cambiamento. L’arte rispecchia tutto questo. Prima di questo decennio gli artisti impegnati politicamente, cercavano di innestare una reazione sociale nel pubblico attraverso i propri lavori. Negli anni ottanta invece assistiamo al ritorno alle immagini, fioriscono le gallerie e anche i quadri tornano ad essere una forma d’arte inflazionata. Le immagini diventano grandi e molto costose. Tutto ciò intacca enormemente il modo di fare fotografia.
“Ad esempio i lavori di Ghirri sono completamente differenti negli anni settata ed ottanta. Il formato è molto più grande e la fotografia viene stampata con molta più attenzione. In questo periodo gli artisti cominciano a lavorare sulla fotografia considerandola come un oggetto materiale, ossia parte di una materialità che ci circonda. I fotografi non sono più considerati artisti, ma operatori estetici che interagiscono con la realtà producendo cambiamenti” ci spiega Nicoletta Leonardi.
“Questi fotografi non hanno mai lavorato insieme e non hanno mai interagito tra di loro, ma questo libro di Nicoletta Leonardi mostra come i loro scatti possano essere connessi tra di loro. Il terreno comune che li unisce è la materialità” spiega David Forgacs. Spiega che sono due gli aspetti della materialità. La prima è l’attenzione reale per gli oggetti che poi verranno catturati dall’obbiettivo e la capacità della fotografia di interagire con il mondo circostante. Gli oggetti infatti cominciano ad assumere un’esistenza propria, staccata da quella degli esseri umani. E il punto focale diviene proprio la rappresentazione di questa attenzione interazione tra l’oggetto e la persona .
Il secondo aspetto riguarda il processo materiale della fotografia stessa, ossia il concetto di guardare alle immagini del mondo materiale con una identità sociale.
“Materialità è tutto ciò che ci circonda, gli oggetti che stanno intorno a noi. L’idea è quella di andare oltre il classico dualismo tra soggetto e oggetto. Pensando all’oggetto come qualcosa di reale. L’essere umano non è più il solo protagonista della produzione dei significati” racconta l’autrice, sostenendo che tutto ciò sia possibile prendendo in considerazione non solo noi stessi e la nostra materialità. ma anche una conoscenza dell’io attraverso la scoperta dell’ambiente che ci circonda. L’idea di materialità è legata quindi a questa teoria e le opere dei fotografi analizzati sono strettamente legate a questo concetto. Questo uso particolare della materialità e degli oggetti porta a un nuovo modo di fare fotografia che eleva gli scatti a un qualcosa di più di una semplice immagine.
“Ora la fotografia ha un qualcosa in più che la va a connotare: l’elemento materiale, qualunque esso sia. Tutti gli aspetti materiali della fotografia che determinano il modo in cui la materialità coinvolge lo spettatore ne determinano il significato” aggiunge Nicoletta Leonardi.
L’autrice attraverso il suo studio riesce a mettere in luce le minoranze artistiche degli anni 60-70 in Italia che non seguivano i canoni del post modernismo “ragione per la quale probabilmente non conoscerete nessuno di questi fotografi a parte Ghiri. Se non segui i canoni non esisti” commenta la Leonardi.
In questi due decenni si producevano infatti lavori a livello teoretico e la visualità più ideologica, che l’autrice cerca di mettere i risalto, veniva considerata astratta e quindi confinata da un modernismo diventato ormai omogeneo.
“Questa mancata adesione al postmodernismo da parte dell’arte italiana è stata spesso interpretata come il sintomo di un ritardo culturale.” Ci spiega Nicoletta Leonardi nell’introduzione del suo libro.
”A mio avviso, più che di un ritardo si tratta una differenza culturale rispetto a un modello dominante. Uno degli scopi di questo libro è dimostrare che questa differenza ha le sue ragioni, le sue radici storiche e anche la sua attualità”.
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