Un corpo di legno giace su un telo bianco macchiato di sangue. Il nostro Pinocchio si sporge verso di noi per interrogarci su come si diventa umani? Come si resta fedeli all’infanzia? Un panoramico onirico che vede al centro due attrici con corpi fuori dall'ordinario, Silvia Calderoni e Chiara Bersani e il corpo di Mangiafuoco, muscoloso e forte, di Matteo Ramponi. Il canto di Silvia Curreli ed Elena Griggio, e il suono di Enrico Malatesta, Attila Faravelli, Ilaria Lemmo, creano un paesaggio onirico che amplifica e distorce. Enigma Requiem per Pinocchio, nuovo lavoro del Teatro Valdoca di Cesare Ronconi, andato in scena al teatro India di Roma, scava e pone domande scomode .
L'incomunicabilità scandisce il tempo dello spettacolo. Un silenzio che è rotto da abbracci e contatti furtivi che diventano momenti sacri di un rito segreto che sfugge alla comprensione di un pubblico che fa fatica a liberarsi da quei fili da marionetta. L'enigma è la chiave dello spettacolo. Gualtieri, seduta su un tavolo, presta la voce alla Fatina per darci la sua versione sull'umanità fratti di rituali quotidiani a mostrare l'essenzialità dell'esistenza e la banalità del vissuto, una musica che è suono degli oggetti, amplificazione dei luoghi, del respiro e del pensiero. Lo spettacolo si trasforma in una finestra sul mondo attraverso il quale lo spettatore è costretto a guardare la vita con le sue disavventure. I corpi degli attori rimangono sempre in una tensione espressiva che non si risolve mai in una rivelazione di un senso completo, ma solo in una continua ricerca. In un tempo come quello odierno che vede la specie umana sospesa nell'incertezza del futuro, Pinocchio trasmette un senso di oscura astrattezza sulle origine della sofferenza.