Al mercato rionale il 'day after' la manovra

Maria Rita Latto (December 06, 2011)
In un lunedì mattina battuto da una fitta pioggia e da un vento perfettamente intonati alla situazione siamo andati a sentire cosa ne pensano i romani che fanno la spesa e devono far quadrare il bilancio familiare oggi più di ieri dopo la manovra appena svelata dal Presidente del Consiglio, Mario Monti


Un lunedì a un mercato rionale della periferia di Roma. Non è un lunedì qualsiasi, però. È semplicemente il day after la manovra di Mario Monti, un provvedimento che significa sacrifici e che appare necessario per “salvare l’Italia” ma anche l’Euro. Un provvedimento che interviene sulle pensioni fino ad arrivare alla reintroduzione dell’ICI, con tante tasse e tagli. È una manovra che è stata pensata e approvata dal Consiglio dei Ministri e che il premier Mario Monti ha difeso davanti agli italiani, ripetendo come un mantra che si tratta di un provvedimento basato sull’”equità”, ribadendolo più volte persino durante la diretta in televisione domenica sera. Ma la gente comune che aspettava una manovra che finalmente facesse giustizia e facesse pagare chi non lo aveva fatto in precedenza, si è risvegliata furibonda, anzi, alcuni non hanno neanche dormito la notte rimuginando sull’iniquità del provvedimento.

 

E in un lunedì mattina battuto da una fitta pioggia e da un vento perfettamente intonati alla situazione siamo andati a sentire cosa ne pensano i romani che fanno la spesa e devono far quadrare il bilancio familiare oggi più di ieri. Al mercato di Val Melaina, zona Roma Nord, c’è poca gente nelle prime ore della mattinata mentre a ridosso dell’orario di chiusura, le 2 del pomeriggio circa, aumentano gli acquirenti che sperano in un ribasso di prezzi a fine giornata. Sono soprattutto anziani che ogni giorno devono lottare con la sopravvivenza. Alcuni non si vergognano di frugare tra gli scarti dei banchi ortofrutticoli, alla ricerca di qualcosa di commestibile.


Sembra di assistere a uno di quei film dell’Italia in bianco e nero appena uscita dal dopoguerra e invece abbiamo davanti l’Italia del Duemila a rischio recessione. Gabriella, 45 anni, sta scegliendo delle verdure e ci racconta delle sue impressioni post manovra: “Sono una lavoratrice dipendente a stipendio basso. Nonostante ciò, nonostante paghi tutte le tasse fino all'ultimo centesimo, sono disposta, nel mio piccolo a rinunciare ancora a qualcosa, persino ad andare in pensione un po' più tardi se solo qualche sacrificio lo facessero anche i ricchi, gli evasori, i possessori di patrimoni, gli speculatori, i politici e i dirigenti pubblici. Invece no, il mio stipendio, guadagnato lavorando, faticando, è tassato al 23%, mentre i soldi delle rendite finanziarie hanno un'aliquota ridicola, per non parlare dei capitali scudati, tassati di un risibile 1,5%. Io li avrei confiscati!” Francesco, 25 anni, disoccupato, non è d’accordo neanche un po’: “Ma sei matta? Vuoi fare altri sacrifici? Non ti accorgi che stanno tentando di far sembrare tutto ciò il salvataggio dell’Italia mentre è l’ennesimo modo di farla franca per i potenti e le banche? Devono andare tutti a……”


Inutile riportare la sfilza di insulti che evidenziano una rabbia difficile da placare. Anzi, più passano le ore, più la rabbia aumenta. La compagna di Francesco, Marta, anch’essa venticinquenne, è un fiume in piena: “ Se avessi davanti Monti glielo direi chiaro e tondo: ‘a Mario, hai favorito solo i ricchi e i tuoi colleghi deputati e senatori. Per il resto ti sei dimenticato di bloccare la TAV, il Ponte sullo Stretto che finora non è ancora stato costruito e ci è costato una tombola. Ah, dimenticavo…hai lasciato fuori gli stipendi dei manager, le superpensioni, i vitalizi…”


Oreste, 72 anni, pensionato, guarda con tristezza il bancone del macellaio con i tipici abbacchi natalizi in bella mostra: “Quest’anno niente abbacchio, costa troppo. Io devo fare le mie rinunce, “lacrime e sangue”, come dicono i lorsignori, mentre scommetto che i ricchi si mangeranno abbacchio, capitone e tutto il resto alla faccia mia! Che amarezza!” Non manca la “teoria del complotto”; Claudio, 47 anni, operaio in mobilità, ne è sicuro: “Voi ve la prendete tanto con Monti, ma non vedete che è un trucco di Berlusconi? Fa così dall’inizio: non governa e fa solo le leggi che gli fanno comodo, poi, quando la situazione inizia a degenerare fa mettere le cose a posto dai tecnici, com’era successo col governo Prodi, così non perde i voti, anzi…ci guadagna pure. Però il lavoro “sporco” lo fa fare ai tecnici”.

 

In giro per la città, parlando tra la gente comune, la reazione è di rabbia e sdegno, che hanno preso il posto dell’iniziale entusiasmo nei confronti di Mario Monti, visto come l’anti- Berlusconi in grado di rimettere in sesto le casse dell’Italia facendo pagare chi finora non lo aveva mai fatto, a cominciare dalla “Casta”. Sul fronte politico, invece le reazioni sono state differenti, soprattutto dopo il discorso di Mario Monti a Montecitorio. 

 

“Senza manovra non c’è futuro”, ha ribadito il premier illustrando ancora una volta la manovra varata il 4 dicembre dal Consiglio dei Ministri. “Al dì fuori dell’euro, e misuro le parole, ci sono il baratro della povertà e della stagnazione, il crollo dei redditi, del potere di acquisto, il prosciugamento delle fonti del credito, l’isolamento e soprattutto l’assenza di futuro per il Paese e le giovani generazioni. Non esiste alternativa. I sacrifici di oggi ci danno la speranza di poter costruire nei prossimi mesi le basi di una fase di crescita”.


Uno scenario preoccupante se non si approverà la manovra. Già nella mattinata di lunedì le Borse avevano reagito positivamente. Tuttavia, pur con dei distinguo Pdl, Pd e Terzo polo, hanno confermato il loro sostegno all’azione dell’esecutivo, mentre le formazioni esterne alla maggioranza che da quasi un mese governa il paese hanno pesantemente disapprovato la manovra “salva-Italia”. A cominciare dall’Italia dei Valori: “La montagna ha partorito un topolino – ha detto Antonio Di Pietro – per alzare le tasse orizzontalmente ai cittadini e soprattutto ai ceti medi; lo si poteva fare con qualsiasi governo senza scomodare i professori”. A questo prezzo, ha aggiunto Di Pietro, il suo partito non voterà il testo. Decisamente più scomposta la reazione della Lega, dura in aula con il capogruppo alla Camera Reguzzoni e ancora più velenosa con il suo leader, Umberto Bossi, il quale, entrando in aula, ha chiesto ironico ad alcuni cronisti: “Ma cosa è venuto a fare?”.  Il Paese “ha bisogno di posti di lavoro, ma questo governo non ha la minima idea di come crearli”, ha stroncato il Senatur. Dalla manovra, per il leader del Carroccio, “solo depressione”. Eppure i mercati l’hanno approvata, gli hanno fatto notare i giornalisti, e il Parlamento si appresta a fare altrettanto. “Macché mercati – ha replicato Bossi – e in Parlamento ancora deve passare. Ognuno si piglia le proprie responsabilità”.

 

Silvio Berlusconi, invece, ha seguito i lavori sin dal primo minuto. E alla fine ha commentato: “Monti ha fatto le cose che avremmo fatto noi. La manovra? Servirà la fiducia per approvarla”. Grande attesa, quindi, per il voto di fidicia, mentre fuori dall’aula, invece, si è avviato il confronto, che si annuncia duro, con i sindacati. Cgil, Cisl, Uil, hanno proclamato uno sciopero per lunedì. Ma il fronte dei sindacati resta diviso con la Cgil “seccata” dalla scelta autonoma degli altri due sindacati di indire la protesta di due ore senza avere consultato la sigla di Susanna Camusso. A sua volta, le camere del lavoro hanno indetto per lunedì un’astensione dal lavoro di quattro ore.


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