XX anniversario 11 settembre 2001

Testo dell'intervento dell'Ambasciatrice d'Italia a Washington DC, Mariangela Zappia, all'evento Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (CGIE)

Sono lieta di partecipare a questa sentita commemorazione e ringrazio il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero e il Segretario Generale, Michele Schiavone, per esserne stati promotori. Saluto il Sottosegretario Della Vedova e tutti i connazionali e gli amici americani collegati.

Ci uniamo tutti alle parole pronunciate oggi dal Presidente della Repubblica, che ha espresso “la vicinanza del popolo italiano alle famiglie delle vittime di quel feroce attentato e a tutto il popolo degli Stati Uniti”.

Nella memoria di tutti noi sono scolpite le immagini di quei quattro aerei usati come strumenti di morte vent’anni fa. I due scagliati contro le Twin Towers, il terzo sul Pentagono e il quarto che ha mancato l’obiettivo solo grazie al coraggio di equipaggio e passeggeri che hanno avuto la meglio sugli attentatori.  

“Quella tragedia ci ha uniti agli Stati Uniti nel segno del dolore”, ha evidenziato il Capo dello Stato, che ha voluto rivolgere un pensiero particolare ai connazionali e alle persone di origine italiana che persero la vita quel giorno.

225 di queste vittime erano italiane, e di origine italiana erano più di 60 dei 343 pompieri che persero la vita a New York. Insieme agli agenti della polizia e dell’Autorità portuale della città, contribuirono a salvare ventimila persone coinvolte nell’attacco alle due Torri. Il loro eroismo costituisce l’esempio più alto del contributo che gli Italiani hanno offerto alla crescita degli Stati Uniti d’America, fin dalla nascita di questo Paese.

L’11 settembre del 2001 io ero a New York, in servizio alla Rappresentanza italiana alle Nazioni Unite. Ricordo bene lo stato di shock in cui piombo’ New York e con essa tutto l’Occidente.

L’attacco ci mostro’ brutalmente che possiamo essere colpiti nei luoghi in cui ci sentiamo più sicuri. Diffuse un senso di paura e accrebbe la nostra domanda di sicurezza.  

In questo contesto l’Italia e’ stata tra i primi Paesi amici ed alleati a rispondere all’appello lanciato dagli Stati Uniti dopo l’11 settembre, quando per la prima volta dalla costituzione dell’Alleanza Atlantica e’ stato invocato l’Art. 5 del Trattato dell’Atlantico del Nord.

In questi 20 anni l’Afghanistan è stato il teatro del nostro più grande impegno militare all’estero dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Sono state impegnate 50.000 nostre donne e uomini in uniforme. 54 di loro hanno perso la vita e 723 sono stati feriti.

Non siamo stati invano in quel Paese. Un’intera generazione di afghani ha potuto vivere in un Afghanistan diverso; le donne hanno potuto esprimersi, studiare e lavorare; abbiamo costruito scuole, pozzi, strade, dighe, reti elettriche, ospedali, per tutta la popolazione.

Finita la fase dell’emergenza, in cui l’Italia ha evacuato il più alto numero di afghani da Kabul di ogni altro Paese dell’Unione Europea, siamo ora impegnati in una nuova fase, al fianco degli Stati Uniti e degli altri alleati, per preservare i progressi compiuti dall’Afghanistan in termini di diritti umani e libertà civili.

“La memoria dell’11 settembre” – nelle parole del Presidente Mattarella –“ ci spinge con sempre maggior vigore a proteggere gli indivisibili valori di liberta’, democrazia, pace e sicurezza che non possono mai essere considerati acquisiti, come ci ha dimostrato la drammatica vicenda afgana”.

L’Italia e’ impegnata in prima linea nel coordinamento internazionale che si è attivato sull’Afghanistan su molteplici fronti, dall’assistenza umanitaria al contrasto al terrorismo.

Siamo convinti che per contrastare il terrorismo, in ogni luogo e in ogni forma, occorra estirparne le radici profonde, che trovano terreno fertile nell’instabilità. L’Italia viene apprezzata dagli Stati Uniti e dagli altri nostri partner come un “esportatore di sicurezza”. Ebbene, per portare stabilità e sicurezza, siamo convinti che sia necessario lavorare da un lato con la gente e con l’approccio a tutto campo che ha sempre distinto l’operato delle nostre forze armate. Dall’altro, occorre coinvolgere tutti gli attori che condividono la preoccupazione per un Afghanistan in cui proliferi la minaccia terroristica.

L’Italia ha adottato anche un proprio piano per l’Afghanistan articolato in cinque pilastri: l’assistenza umanitaria; la risposta strutturale al flusso di rifugiati; l’istruzione degli afgani; la difesa dei diritti umani, con particolare attenzione alle donne; l’elaborazione di una strategia politica e diplomatica condivisa con i partner.

Tra le lezioni più dure che abbiamo imparato con l’11 settembre c’è quella che la nostra sicurezza dipende dalla sicurezza degli altri Paesi, dalla loro stabilità. È questa consapevolezza, unita alla memoria indelebile per l’attacco di vent’anni fa, a rinnovare la nostra vicinanza agli Stati Uniti e a motivare oggi il nostro impegno, insieme a loro e agli altri alleati, per fronteggiare ogni minaccia terroristica.

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