Mattarella abbraccia l'Italia di New York: l'America cresciuta grazie a voi

Paola Aurisicchio (February 10, 2016)
Sei giorni tra Washington, New York e Houston. Per la prima volta, come presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha visitato gli Stati Uniti dove ha incontrato il presidente Barack Obama, ha fatto un importante tappa all'Onu, al Memorial dell’11 settembre, al Museo Whitney disegnato da Renzo Piano e ha visto la comunità italiana e italo-americana a cui ha detto: "Anch'io sono newyorkese". Al Guggenheim Museum davanti a una folta presenza della comunità italiana, italoamericana e al Governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo ha detto con voce piena di intensità: "New York è l'antologia del mondo e gli italiani hanno dato e continuano a dare un contributo rilevante al progresso dell’America”.

Si è concluso il viaggio americano del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, a un anno dal suo insediamento al Quirinale, è volato per la prima volta negli Stati Uniti. Da un lato gli incontri istituzionali con il presidente Barack Obama a Washington e il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon nel palazzo di Vetro di New York e dall’altro l’intervento di fronte alla comunità italiana e italo-americana di New York e quello alla Columbia University.

“Oggi sono anch’io newyorkese”, ha detto in inglese Mattarella al Guggenheim Museum - nelcorso della visita  voluta e sponsorizzata da sette associazioni italiane e italo-americane - dove il presidente della Repubblica è stato accolto dal calore di centinaia di persone. Accanto a lui  il governatore dello Stato di New York Andrew Como, l'ambasciatore Claudio Bisogniero e il console generale Natalia Quintavalle.

E’ stato il presidente italiano a ricordare la massiccia presenza degli italiani in America con una comunità di 17 milioni e mezzo di americani di origini italiane di cui ben 3 milioni sono newyorkesi. "Voi rappresentate un ponte tra Stati Uniti e Italia",  ha detto,  "guardo i vostri volti e leggo una storia di coraggio e di successo”, ricordando poi gli italiani che hanno dato lustro a New York: da Giovanni da Verrazzano a Renzo Piano che ha firmato il nuovo Whitney Museum senza tralasciare “l’impronta lasciata dalle donne italo-americane”. 

Ad accoglierlo un felice Andrew Cuomo, con il segno della croce del mercoledì santo sul volto. "New York è lo stato cha ha più  italoamericani e noi tutti siamo così orgogliosi di esserlo!” ha detto con emozione ricordando le sua famiglia di origine italiane. Il console Generale Natalia Quintavalle ha invece introdotto gli illustri ospiti creando subito un atmosfera istituzionale ma anche molto familiare, piena di calore.
 

Mattarella ha citato in fila tutte le associazioni italo americane che hanno partecipato all'evento, ovvero la NIAF, la Conferenza dei presidenti delle maggiori organizzazioni italo americane, la Columbus Citizens Foundation, l’Ordine dei Figli d'Italia in America, l’Associazione americana dei decorati dell’ordine al merito della Repubblica Italiana, la Camera di commercio italo-americana ma ha anche messo un particolare accento sulla NOIAW,  l’associazione nazionale delle donne italo-americane.

Nell'arco del suo discorso il Presidente non ha dimenticato di fare riferimento al Giorno del ricordo. "Oggi nel Giorno del ricordo rivolgo un pensiero particolare agli emigrati istriani, fiumani e dalmati e alle loro famiglie che hanno trovato conforto in questo Paese ”.

Tra il pubblico anche la chef che ha preparato a Mattarella una cena "leggera", come ci ha detto Lidia Matticchio Bastianich , nata a Pola, capoluogo dell'allora Istria, prima dell'annessione alla Jugoslavia e testimone di una difficile fuga.
 

Il primo viaggio americano di Mattarella è iniziato con lo storico incontro  con Barack Obama a Washington. Accompagnato dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, Mattarella è stato ricevuto nella Casa Bianca parlando del ruolo dell’Italia in Libia, della crisi dei migranti e di come un accordo commerciale tra Usa e America possa rappresentare “un antidoto contro nuove crisi finanzierie”.

Tra Obama e Mattarella non sono mancati momenti più distensivi con il cenno alla comune esperienza da docenti di diritto costituzionale e con la lode di Obama al collega italiano di cui ha citato  “la lunghissima e straordinaria carriera come giurista e avvocato” mentre il presidente italiano ha invitato Obama in Italia.

Dopo la tappa di Washington, Mattarella è volato quindi nella Grande Mela dove ha incontrato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e il presidente all’assemblea generale Mogens Lykketoft. Sul tavolo, ancora la crisi dei migranti nel Mediterraneo, gli sforzi fatti dall’Italia per l’abolizione della pena di morte, la Libia, la Siria ma anche la candidatura dell’Italia ad un seggio non permanente del consiglio di sicurezza per il 2017-2018. 
 

Se Ban Ki-moon ha riconosciuto “il ruolo chiave dell’Italia verso l’abolizione universale della pena di morte”, il presidente Mattarella ha ricordato come “all’Unione europea serva una politica di maggiore spinta per la ripresa e per una maggiore espansione”. 

Il viaggio del presidente, al quale ha partecipato anche la figlia Laura, si è caratterizzato non solo per gli incontri politici ma anche per quelli con le comunità italiane e italo-americane. Mattarella ha così fatto tappa al Guggenheim Museum ma ha anche visitato ha visitato Ellis Island e l’esposizione sull'emigrazione verso gli Usa ricordando come, dalla metà dell’Ottocento, 4 milioni di italiani sono arrivati negli Stati Uniti “carichi di difficoltà, di speranza e di fiducia”. 

Il presidente italiano ha trascorso l’ultimo giorno a New York  intervenendo alla Columbia University parlando accanto a Lee C. Bollinger, presidente della Columbia University, e ad Alessandra Casella, professore di Economia nell’università, nell’incontro dal titolo “Leadership in the Age of Change: Managing Current Developments in The Mediterranean and Throughout”. 

A quel punto, Mattarella ha lasciato New York per volare a Houston in Texas, tappa finale del viaggio per visitare la sede della Nasa e incontrare gli astronuati italiani come Nespoli, Cristoforetti, Parmitano e Vittori.

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