Cultura in lutto, addio a Umberto Eco
Nato ad Alessandria il 5 gennaio del 1932, Eco si è spento nella sua abitazione. Nel 1988 aveva fondato il dipartimento della Comunicazione dell’università di San Marino e dal 2008 era professore emerito e presidente della Scuola Superiore di studi Umanistici dell’università di Bologna, ultimi atti di una carriera universitaria iniziata nel 1961 e capace di scardinare il vecchio sistema. È grazie ad Eco se i programmi di semiologia sono entrati nei corsi di laurea ed è sempre grazie al “professore” se l’Italia ha avuto il primo corso di laurea in Scienze della comunicazione a Bologna.
Ma è con la narrativa che nel 1980 il nome di Eco è diventato di fama mondiale ed è arrivato al grande pubblico. Già affermato semiologo, Eco scrive il suo primo romanzo, un giallo nel mondo medievale pieno di misteri e intrighi ambientato in un monastero benedettino dell’Italia settentrionale. Si intitola “Il nome della rosa” e il romanzo fa il giro del mondo, fa il pieno di premi tra cui anche il premio Strega - il premio letterario italiano più importante - e nel 1986 diventa un film con Sean Connery. Al “Nome della rosa”, seguiranno nel 1988 “Il pendolo di Foucault” e altri libri fino all’ultimo del 2005 intitolato “Numero zero”.
Scrittore di successo, professore invitato ad insegnare nelle più importanti università del mondo come la Columbia University e Harvard, Eco è stato anche l’interprete degli ultimi sessan’anni della storia italiana attraverso i saggi sulla comunicazione o gli articoli pubblicati sull’Espresso, lo storico settimanale delle grandi inchieste a cui Eco ha collaborato fin dalla fondazione nel 1955.
Dalla fine degli anni Cinquanta, lo scrittore si è dedicato anche all’influenza dei mass media nella cultura di massa firmando non solo il celebre “Apocalittici e integrati” ma anche un piccolo saggio dedicato a Mike Bongiorno: il conduttore televisivo italo-americano nato a New York, scomparso nel 2009 e considerato il papà della televisione italiana. Nel saggio, Eco anticipò di molti anni alcune riflessioni sugli effetti prodotti dalla televisione italiana negli anni Sessanta, quelli del boom economico.
Comunicazione ma anche politica, religione, tecnologia, sociologia: sono stati questi i temi affrontati da Eco su riviste e giornali, dall’uomo curioso che ha posato il suo sguardo anche sui social-network e che tempo fa si fermò ancora a riflettere sulle tecnologie scrivendo un’immaginaria lettera a un nipote.
Un ennesimo articolo che ha lasciato il segno e in cui Eco ha incoraggiato i ragazzi a non vedere internet come un’alternativa alla conoscenza ma a praticare le nuove tecnologie accanto ai vecchi sistemi per allenare il cervello. “Caro nipote, continua a studiare a memoria le poesie e da domani impara la Vispa Teresa”, ha raccomandato Eco ai giovani nella lettera citando la celebre poesia per bambini con cui sono cresciute generazioni di italiani.
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