Tra i Draghi Ribelli di via Nazionale
Una dozzina di tende e un gazebo nel cuore di Roma: è il presidio dei Draghi Ribelli, un gruppo di studenti universitari, precari, operai e attivisti che, sull’onda di quanto è accaduto a New York con il movimento Occupy Wall Street ha deciso di manifestare contro i padroni dell’economia. La scelta di accamparsi al centro della città, in Via Nazionale, davanti al Palazzo delle Esposizioni, a due passi da Palazzo Koch, sede della Banca d’Italia, non è casuale, dal momento che proprio gli istituti finanziari come Bankitalia, la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale sono visti dai manifestanti come i principali colpevoli della crisi economica mondiale. Sono in maggior parte ragazzi che provengono dai collettivi dell’Università La Sapienza di Roma e che sono stati protagonisti in questi ultimi anni delle proteste studentesche contro le riforme del ministro dell’istruzione Gelmini.
Arriviamo in Via Nazionale a metà mattinata e notiamo che ci sono circa duecento ragazzi sulle scalinate del Palazzo delle Esposizioni. Hanno passato la notte là, nei sacchi a pelo e nelle tende. Sul marciapiede, accanto alla fermata dell’autobus, c’è un tavolino da campeggio con sopra un grande vassoio pieno di cornetti e ciambelle, gentile omaggio portato stamattina all’alba dai proprietari dei bar di Via Nazionale che ormai da due giorni, da quando i ragazzi hanno iniziato la protesta, si presentano puntuali e lasciano loro qualcosa per la colazione. Tra i manifestanti, però, non ci sono solo studenti: tanti i disoccupati e persino un trentenne della provincia dell’Aquila, la cui vita è cambiata totalmente a causa del terremoto e che si è unito alla protesta perché non ce la faceva più a stare dentro una roulotte e sentiva l’esigenza di far sentire la sua voce. Ogni tanto passa qualche motorino o qualche automobile che suona il clacson a ritmo in segno di solidarietà. I Draghi rispondono con boati e battimani. Sulle scalinate ci sono anche giornalisti e operatori dei vari telegiornali che riprendono da due giorni con le telecamere tutto quel che accade giorno e notte.
Chiediamo a Giorgio, 22 anni, studente universitario, il significato del nome Draghi ribelli. “E’ un nome non scelto a caso, ma con un preciso riferimento ai draghi orientali che secondo la leggenda controllano gli elementi, con un ruolo di guardiani e difensori degli equilibri della Terra. Sono draghi orientali che si ribellano contro i draghi occidentali, quelli che hanno speculato sul popolo portando l'economia mondiale sull'orlo del precipizio. E poi c’è il riferimento al nome del governatore di Bankitalia, Draghi, che è stato a capo di un organismo che ha speculato sul popolo ed ora va a dirigere la BCE, altro organismo complice dei poteri che hanno causato la crisi mondiale”.
Francesco, 23 anni, studente anch’egli, spiega le ragioni della protesta: “Stiamo portando avanti questo presidio ormai da due giorni per manifestare il nostro dissenso nei confronti delle politiche che l’Italia ed il nostro governo stanno attuando sotto i dettami della BCE. E siamo qui perché ormai il centro del potere si è spostato da Montecitorio alla Banca d’Italia. La politica in generale e il governo in particolare sono succubi delle decisioni dei poteri forti economici e finanziari. Stiamo manifestando contro il pagamento del debito, un debito che non ci appartiene, che è stato prodotto dalle speculazioni finanziarie e che noi non siamo disposti a pagare”.
Mentre Francesco parla un gruppetto di ragazzi stanno pianificando la giornata servendosi di computer portatili e smartphone, connettendosi a social network come Facebook e Twitter, creando una sorta di tam tam informatico, invitando quante più persone possibili ad unirsi alla loro protesta, dagli studenti agli operai, dai professionisti ai lavoratori dello spettacolo.
Il tempo stringe e c’è ancora tanto lavoro da fare, manca poco alla grande manifestazione in programma il 15 ottobre che vedrà centinaia di migliaia di persone sfilare per le strade della Capitale. Alessandra, 26 anni, laureata e disoccupata, spiega: “Con l'occupazione della Banca d'Italia vogliamo dimostrare che la democrazia sta fuori da quel palazzo e noi da fuori la riconquistiamo. Il nostro movimento vuole ‘riprendersi’ il Paese dal basso, facendo leva sul fatto che il potere rappresenta solo l'1% della popolazione. È semplice: noi siamo il 99% del Paese e dobbiamo dare scacco a chi detiene solo l’1%. E soprattutto noi che siamo il 99% non vogliamo pagare il debito che ha creato l’1%. Che lo pagassero le banche!”.
Giacomo, 43 anni, operaio, dice: "Sono qui per i miei figli. Sono ancora piccoli, ma voglio che nel loro futuro la società italiana cambi. Adesso vedo una realtà senza vie d’uscita, senza prospettive”. Fulvio Molena, 40 anni, regista e occupante del Teatro Valle di Roma, spiega cosa lo ha portato ad unirsi alla protesta: “Il nostro obiettivo è promuovere un cambiamento culturale nella società – dice - Rimarremo qui a oltranza: questo posto è New York, Londra, Barcellona, è il mondo che vuole abbattere un sistema già fallito, e che non rinuncia a inseguire i propri sogni”.
Said, 31 anni, proveniente dalla Tunisia, è uno dei tanti immigrati che partecipano alla protesta: "Si dimenticano di noi, nessuno riesce a capire che siamo utili e che abbiamo tante potenzialità”. La domanda che la maggior parte dei giornalisti pone più frequentemente è come si comporterebbero in caso di elezioni, se c’è in embrione un progetto di partito. Daniele, 32, laureato in cerca di lavoro, risponde: “noi non ci identifichiamo con nessun partito politico.
Se ci fosse stato Bersani al posto di Berlusconi, a parte un po’ meno vergogna a livello internazionale per le note vicende, saremmo allo stesso modo: stesse scelte, stessa politica. A nessuno di noi interessa andare in parlamento, avere un posto da deputato, fare politica. Noi vogliamo che la politica diventi di tutti, non una cosa chiusa dentro i palazzi. Qui riflettiamo tutti insieme e facciamo politica da qui più seriamente di chi sta dentro il palazzo”.
Gli chiediamo come si collocano rispetto alla protesta a New York: “La nostra manifestazione è sulla falsariga di quella fatta a New York. I presupposti sono gli stessi, le forme sono diverse, siamo in fondo paesi diversi, persone diverse. E la nostra diversità è anche nell’anomalia del nostro governo che non ha pari in tutto il mondo. La protesta di Wall Street è una protesta globale. È interessante – continua Daniele - che nel luogo dove è nata la crisi, il luogo simbolico dei poteri del sistema in cui viviamo e che influiscono sulle nostre vite, spesso determinandone gli esiti, ci sia una protesta così partecipata. Per me non è un caso che la protesta non sia davanti alla Casa Bianca, perché la politica è succube dei poteri finanziari, di lobbysmi e non riesce a svincolarsi da queste dinamiche. Sappiamo comunque che nonostante la nostra protesta le banche non cambieranno mai idea”.
Una delegazione di ragazzi si è diretta in mattinata verso il Ministero dell’Economia, non lontano dal presidio, inscenando una sorta di spogliarello ed esibendo cartelloni che dicevano: “Ci stanno lasciando in mutande”. Inoltre, i manifestanti hanno cercato, invano, di far avere al ministro Tremonti un messaggio da parte del movimento: "Caro ministro, caro inventore della finanza creativa: non vogliamo farci dettare la linea economica dalla BCE. Vogliamo il default selettivo, la patrimoniale, la tassazione delle rendite. E poi investimenti in cultura, sviluppo, riforme strutturali”. Verso mezzogiorno parte dei manifestanti si è diretta alla volta di Montecitorio, dove si votava la fiducia al governo Berlusconi.
In testa al corteo, un dragone di cartapesta. Lungo il tragitto, tuttavia, si sono aggiunti cittadini che volevano testimoniare la loro protesta nei confronti della classe politica. Inutile dire che, appena saputo della fiducia accordata, da parte dei manifestanti ci sono stati fischi e lanci di uova verso il parlamento. Nel frattempo, nelle prime ore del pomeriggio, davanti al Palazzo delle Esposizioni sono arrivati vassoi di cibo da parte degli impiegati del Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (Cra) che si trova nel palazzo di fronte.
Grande l’attesa per la manifestazione del 15 ottobre che saranno oltre 800 in 719 città di 71 paesi sparsi nei 5 continenti, tutte con le stesse rivendicazioni: diritti e politiche sociali a sostegno dei giovani, dell’occupazione, del welfare, contro le misure di austerity imposte dagli organismi finanziari internazionali. In Italia, diverse centinaia di autobus da oltre 70 città partiranno per raggiungere Roma. E l’appuntamento sarà per le ore 14.00 a Piazza delle Repubblica.
L’arrivo è previsto a piazza San Giovanni, dove saranno allestiti numerosi speaker corner, per dare ai manifestanti la possibilità di prendere parola. Tra le altre, previste testimonianze di studenti, operai e lavoratori del mondo dello spettacolo.
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