Viva l'Italiano nelle scuole pubbliche americane

Letizia Airos (June 01, 2018)
Nell’anno scolastico 2018-19 inizieranno due Dual Language Program (il primo a Manhattan presso la PS 242 a West Harlem ed il secondo presso la PS 132 a Williamsburg). Questo grazie al lavoro due mamme: Stefania Puxeddu e Benedetta Scardovi-Mounie. La loro mobilitazione ha aperto la strada e la speranza anche per altri genitori. A livello istituzionale il Consolato Generale d’Italia a New York e lo IACE hanno sostenuto e continuano a sostenere pienamente l’ iniziativa

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Grazie al lavoro straordinario di due infaticabili mamme, Stefania Puxeddu e Benedetta Scardovi-Mounie, anche i piccoli italiani avranno finalmente l’opportunità di studiare l’italiano nelle scuole pubbliche della città di New York. Nell’anno scolastico 2018-19 inizieranno infatti due Dual Language Program (il primo a Manhattan presso la PS 242 a West Harlem ed il secondo presso la PS 132 a Williamsburg).

A livello istituzionale il Consolato Generale d’Italia a New York e lo IACE hanno sostenuto e continuano a sostenere pienamente l’ iniziativa, sia attraverso una campagna informativa sui programmi bilingue presso le famiglie dei connazionali con bimbi in età prescolare sia attraverso l’assegnazione di fondi ad hoc per il salario dei docenti e per l’acquisto di materiale didattico erogati dal Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale.

“A questo fine sono in programma - ci dice Ilaria Costa, direttore esecutivo dellThe Italian American Committee on Education (IACE)  - diversi incontri per le famiglie interessate con l’obiettivo primario di informare sul diritto ad avere un Dual Language Program nelle scuole pubbliche per mantenere viva la lingua e la cultura italiana nel percorso accademico dei propri figli”.

È un percorso piuttosto difficile quello da fare. “Gli ostacoli più grossi si riscontrano nel trovare docenti che siano bilingue italiani, con le qualifiche richieste dal Department of Education (DOE). I maestri devono essere in grado di insegnare il curriculum pubblico in inglese così come in italiano, e i vari diplomi ditals 1 e 2  hanno poco a che fare con il curriculum elementare scolastico del DOE, che deve pure essere in linea con il Common Core con le qualifiche imposte dal Department of Education (DOE) della Città di New York e con una adeguata competenza linguistica in italiano”.

E prosegue Ilaria Costa: “Oltre a ciò, è fondamentale che le famiglie interessate concretizzino il loro interesse iscrivendo i propri figli nella scuola pubblica che offre un tale Dual Language Program, poiché è necessario raggiungere un minimo di 10 studenti italiani per poter attivare una sezione bilingue presso la scuola pubblica”.

Ma conosciamo le due mamme, super mamme, che hanno avviato con successo un lavoro importantissimo per tanti genitori come loro.

Benedetta Scardovi-Mounier di Imola e Stefania Puxeddu originaria di Cagliari rispondono ad alcune nostre domande.

La vostra è una famiglia multiculturale? In casa parlate più lingue?

B: “Sono sposata da 13 anni con un francese e abbiamo tre figli: Gaston (di quasi 9 anni), Leelou (di 7) e Adele (di 4). In casa si parlano tre lingue. Fin dalla nascita abbiamo scelto di usare l’approccio One parent One Language: io parlo sempre in italiano con loro, mentre mio marito parla sempre in francese. I miei figli più grandi frequentano la terza e la prima elementare in un programma bilingue francese presso la PS84 di Manhattan e siamo molto soddisfatti di come le loro conoscenze della lingua si stiano solidificando anche a livello di scrittura e di lettura, oltre che a livello orale”.

S: “Mio marito è neozelandese, ma parla bene l’italiano, e abbiamo un figlio di 9 anni, Matteo. In casa cerchiamo di mantenere entrambe le lingue (in verità, io ho anche studiato tedesco, mentre mio marito parla un po’ di greco moderno. Entrambi, inoltre, ce la caviamo con lo spagnolo) e quando posso, porto Matteo in Italia e a Londra, dov’è nato e dove abbiamo ancora amici e parenti italiani che ci vivono. Lo scopo per me è fargli fare una bella immersione nella cultura europea, oltre che ad incoraggiare i legami familiari”.

Quanto è importante che i vostri figli parlino italiano?

B: “Io ci tengo molto che i miei figli lo parlino e che riescano a comunicare e a sentirsi a proprio agio quando ogni estate andiamo in vacanza in Italia. Conoscere la lingua, le usanze e la cultura italiana è una parte integrante della nostra famiglia e della nostra identità”.

S: “Voglio che Matteo parli e legga la lingua italiana e conosca la storia complicata del mio paese, non solo perché in Italia ha una nonna, zii e cugini con cui parlare, ma anche perché, tutto sommato, ha tanto da imparare anche dall’Europa”.

Quando avete deciso di portare avanti in prima persona la battaglia per l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole americane? Com’è nata l'idea di mobilitarvi?

B: “Quando è stata ora di iscrivere i figli a scuola, ci siamo resi conto molto presto che a Manhattan non esistono risorse né quantitativamente né qualitativamente paragonabili a quelle di altre lingue. Quando l’anno scorso ho conosciuto Stefania, durante un meeting di un comitato di Ecologia nelle scuole del distretto 3, mi sono subito lasciata convincere da lei: dovevamo fare qualcosa per colmare questo vuoto”.

S: “Infatti, per quanto ci riguarda, oltre al fatto di non avere altro modo se  non quello di parlare a nostro figlio in italiano a casa, ci si scontriamo anche con le differenze fra New York e il resto dei paesi anglofoni, alle cui culture siamo stati e continuiamo ad essere esposti. Sono stata sempre molto sensibile al tema delle barriere culturali che vengono a crearsi quando una famiglia si trasferisce in un posto come New York. 

È vero che l’offerta è varia e vasta, ma è anche vero che lo è soprattutto per chi ha denaro da spendere. Dopo aver saputo che il DOE (Ministero dell’Istruzione Pubblica) offre la possibilità di un programma bilingue alla scuola pubblica, ho capito che le mie aspirazioni ad un’istruzione bilingue e multiculturale europea non erano poi così deliranti, e ho iniziato a informare le famiglie italiane dei propri diritti”.

E lo sanno in pochi genitori ...

S: “Da che sono qui, continuano ad arrivare famiglie dall’Italia che non sanno che il bilinguismo scolastico viene offerto a tutte le comunità linguistiche ELL (English Language Learners) che lo chiedono. Io vorrei riuscire a introdurre un doposcuola solido all’interno della scuola pubblica per i bambini che hanno perso l’occasione di frequentare un programma bilingue italiano”.

Come vi siete organizzate?

S: “La maggior parte del lavoro fatto per la causa dell’italiano a scuola lo abbiamo portato avanti incastrando i vari impegni scolastici a scuola dei nostri figli: ad esempio io, oltre che volontaria al giardino, sono bibliotecaria volontaria alla biblioteca scolastica. Inoltre, faccio parte della School Leadership Team e rappresento i non anglofoni della mia scuola nelle riunioni di distretto scolastico.

C’è poi tutto il resto: casa, impegni personali, il lavoro indipendente. Quotidianamente io e Benedetta ci sentiamo per uno scambio di idee, trovare soluzioni o pianificare le successive tappe o urgenze. Il logo è stato disegnato da mia sorella che vive a Milano, seguendo una mia idea, e ricalcando lo stile dei disegni dei nostri bambini.

Abbiamo voluto una cosa molto semplice che rappresentasse la diversità culturale italiana. Un gruppetto di mamme e papà videografi ci ha offerto di produrre un video (e che video!); un altro papà, pur non essendo nel nostro distretto, si è attivato a distribuire i nostri volantini; un’altra mamma a ritirare una grossa donazione di libri usati e in buone condizioni...penso di parlare anche a nome di Benedetta quando dico che la comunità delle famiglie italiane è un grande valore aggiunto al famoso ‘melting pot’ di New York”.

Chi vi sta aiutando?  

S: “Il nostro rappresentante ELL di distretto Lucas Liu e Teresa Arboleda (rappresentante per l’intera NYC) mi hanno aiutato molto, prima ancora che coinvolgessi Benedetta. Le due simpaticissime impiegate del DOE Cynthia Felix e Yalitza Vasquez si sono dimostrate subito entusiaste all’idea di introdurre l’italiano a scuola, e seguono i nostri progressi quotidianamente.

Le molte famiglie italiane di recente immigrazione con figli in età prescolare; il nostro Consolato, che ha immediatamente mostrato interesse per questa iniziativa che sostiene completamente con donazioni di libri, incontri e, insieme allo IACE, con finanziamenti che possono essere spesi per risorse, laboratori informativi e di aggiornamento per gli insegnanti, borse di studio.

Anche i rappresentanti delle altre comunità linguistiche, in particolare quella francese con Fabrice Jaumont e quella russa di Olga Ilyashenko, ci sostengono e ci incoraggiano a continuare questa battaglia. Vogliamo ringraziare anche te, Letizia, per l’ospitalità, Stefano Vaccara e Anthony Tamburri, la comunità italofona, We The Italians, l’ANSA, il Sole24Ore, il Resto del Carlino, e vari giornali locali della regione Emilia Romagna che hanno voluto dar voce al nostro appello”.

Dove volete arrivare?

S: “Riuscire a partire con un programma bilingue e un doposcuola in tante altre scuole pubbliche e, finalmente, dimostrare a tutti che la comunità italiana esiste, che vuole poter partecipare attivamente a quanto la società multiculturale di New York ha da offrire”.

Quali sono gli ostacoli più grandi che avete incontrato e state incontrando?

S: “Dopo l’intenso lavoro di ‘reclutamento famiglie’ svolto con successo nel giro di pochi mesi a partire da marzo, ora stiamo cercando insegnanti qualificati e certificati dallo Stato di New York. Il Department of Education impone requisiti molto rigidi per i candidati all’insegnamento nelle scuole pubbliche di New York ma, sotto la guida del Chancellor Carranza, che ha iniziato come studente bilingue la sua carriere scolastica, sta promuovendo l’apertura di diversi programmi bilingue. Per l’anno scolastico 2018-19 verranno creati ben 48 programmi in diverse lingue.

Vista la scarsità di candidati con conoscenze di lingua italiana, la nostra scelta sta ricadendo su quei candidati con una solida conoscenza dell’italiano e che magari sono interessati ad acquisire le certificazioni dello stato di New York, piuttosto che puntare su quelli che invece sono già inseriti nel sistema, ma a cui mancano gli elementi fondamentali per insegnare un curriculum in lingua italiana”.

E dulcis in fundo, parliamo del video con cui state pubblicizzando il vostro impegno. Com’è nato?

S: “Il video è stato girato e montato da un papà e una mamma italiana (Luca Fantini e Veronica Diaferia Fantini) e l’idea è nata per promuovere il progetto del DL italiano nell’ambito di un picnic che abbiamo organizzato il 5 maggio a Central Park per incontrarci tutti di persona dopo esserci scambiati tante email e tanti messaggi su Facebook.

L’evento è stato un gran successo e molte famiglie sono accorse da Manhattan, Brooklyn e Queens. Tra l’altro, ci è stato richiesto di organizzarne altri per rafforzare il legame tra la comunità italiana a New York e ci stiamo già mettendo in moto”.

llaria Costa si dice ottimista: “Siamo molto fiduciosi ed ottimisti poiché sappiamo esserci un forte interesse da parte della autorità scolastiche di New York City verso i programmi bilingue, così come sappiamo di dover cogliere tale ‘momentum’ definito ‘ Rivoluzione Bilingue’ per realizzare il maggior numero possibile di DLP nei diversi quartieri della Città.

Le sfide sono numerose (in particolare la formazione professionale dei docenti ed il reclutamento delle famiglie) ma confidiamo nella tenacia di genitori come Stefania e Benedetta per far aumentare questi promettenti Dual Language Program a New York ed offrire tale opportunità a molti dei nostri bambini.”

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Se siete interessati contattate  Benedetta e Stefania  via Facebook >>

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