Lello Esposito. Tra arte e tradizione. Tra Napoli e New York
Una scuderia seicentesca nell’antico Palazzo Sansevero adibita a galleria d’arte, una location suggestiva dove le lancette del tempo sembrano essersi fermate. In questo luogo incantato, idea e genio di Lello Esposito si fondono con la tradizione napoletana e diventano arte.
Nel suo studio incontriamo anche il Console Generale degli Stati Uniti a Napoli, Colombia A. Barrosse, che non cela ammirazione, stima ed amicizia per l’artista.
Il talento di Esposito s’incentra sugli archetipi di Napoli reinterpretati in chiave moderna. Pulcinella, San Gennaro, l’iconografia del teschio, dell’uovo e del Vesuvio sono liberati dagli stereotipi e dal passato per proiettarsi nel futuro attraverso il dono di un’anima immortale.
Ai primordi della carriera di Esposito Pulcinella viene rappresentato nella sua tipica gestualità. Solo in seguito è riprodotto su grandi tele attraverso un tripudio di colori. La maschera sarà sempre una costante nelle sue opere ed acquisisce la fisionomia di un volto corrugato per comunicare emozioni e sofferenze. Come le maschere pirandelliane anche quelle di Lello rappresentano un rifugio dell’inconscio ed una fuga dall’alienazione della società postmoderna.
Da molti anni le sue esposizioni sono apprezzate in tutto il mondo, soprattutto a New York.
Molte celebrità come Turturro, Tarantino, Mickey Rourke e Stallone sono state premiate con la scultura bronzea della maschera di Pulcinella . In occasione del 41 Parallelo, organizzato dal Napoli Film Festival di New York, l’artista si ripropone con una delle sue icone, il vulcano, stilizzato nelle forme e stigmatizzato nella simbologia attraverso una forte eruzione cromatica.
Durante l’intervista Lello si racconta ripercorrendo le tappe della sua vita d’artista.
Cosa rappresenta per te Pulcinella e perchè ti definisci un artista di culto?
Pulcinella mi accompagna da sempre. L’ho raffigurato spesso nell’atto di mangiare pizza e spaghetti o nelle sue pose peculiari. Questa maschera, grazie alla mia riproduzione artistica, ha varcato le soglie della mia città per diventare internazionale, raccontando anche a chi non è napoletano la storia di Napoli, quella autentica, senza lo stereotipo della pizza, del mare e del mandolino.
Mi piace definirmi un’artista di culto perchè ho cercato di comunicare la tradizione partenopea liberandola dall’immobilismo del passato per innovarsi e plasmarsi nella società moderna e comunicarla a tutto il mondo. La curiosità mi ha spinto a visitare gallerie d’arte di Londra, Shangai e New York ed ho incominciato ad interpretare il mio simbolismo in chiave universale attraverso la studio di nuove materiali, di colori sgargianti e di tecniche innovative.
Arte e tradizione: in questo mondo globalizzato cosa può fare un artista per conservare le tradizioni e la cultura della propria città?
Negli ultimi anni stiamo facendo i conti con l’abbattimento delle frontiere e con la sorprendente velocità della comunicazione. Per poter arginare gli effetti della globalizzazione la nostra identità deve essere ancora più radicata. Una cosa è copiare, un’altra è creare. L’artista crea non solo quando ha una fervida immaginazione ma anche quando ha una storia forte alle spalle. La pizza per esempio, puoi mangiarla ovunque, ma una certa ritualità ed i prodotti tipici si trovano solo a Napoli. Quella che vince è sempre la tradizione, tutto il resto è imitazione.
Come mai hai deciso di creare questo ponte Napoli-New York?
A New York sono andato per la prima volta 10 anni fa. Come tutti gli artisti avevo il sogno di affermarmi anche in America. Mi sono sentito subito a casa perchè ho ritrovato il mondo in un’unica città. Il mio primo studio era a Chelsea e, nonostante non parlassi inglese, tentavano tutti di capirmi. Adesso sono a Brooklyn, le mie mostre sono visitate con entusiasmo sia dagli italiani sia dagli americani amanti del nostro paese.
Quanto è difficile oggi essere un artista?
Le difficoltà ci sono in ogni ambito lavorativo. L’importante è perseguire il proprio obiettivo. Fare arte significa avere un’idea ed un progetto e se entrambi sono validi nasce la voglia di mettersi in discussione. Le difficoltà non sono mai state un ostacolo per me, ben vengano se devono fungere da sprone per raggiungere i miei sogni.
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