Il controverso ordine esecutivo firmato dal presidente Donald Trump il 27 gennaio di quest’anno, e denominato dalla stampa “Muslim ban” perché accusato di avere una forte connotazione anti-islamica, continua a generare accesi dibattiti a livello internazionale. il 6 marzo Trump firma una nuova versione del provvedimento, i paesi interessati da restrizioni per l’accesso agli Stati Uniti sono Iran, Libia, Siria, Somalia, Sudan e Yemen – viene dunque escluso da queste restrizioni l’Iraq, inizialmente presente nella prima versione di questa “lista nera”. La metà degli stati ai cui abitanti viene negato il visto statunitense si trova nel Continente Africano (Libia, Somalia, Sudan), due di questi nell’Africa sub-sahariana (Somalia e Sudan). Ma quali sono i rapporti tra gli Stati Uniti e quest’area del planisfero geopolitico? Come si evolveranno alla luce di questo discusso provvedimento? Quali potrebbero essere i metodi alternativi di gestione dei flussi migratori, sia negli stati Uniti che in Italia? Lo abbiamo chiesto a Maria Cristina Ercolessi, professore associato di Sistemi Politici e Sociali dell’Africa Contemporanea presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”.