Spazio Labò è un centro di fotografia fondato a Bologna da Roberto Alfano e Laura De Marco.
Dopo anni di molteplici esperienze nel campo della fotografia, i due hanno deciso di portare avanti un progetto autonomo e di ampio respiro per offrire alla loro città un punto di riferimento sinora mancante. In pieno centro storico questo spazio diffonde la cultura della fotografia in tutte le numerose accezioni e usi, e al contempo funge come centro di ideazione e produzione fotografica: una vera e propria fucina di creazione e confronto, una realtà indipendente e aperta alla condivisione della passione per la fotografia a trecentosessanta gradi.
Nell’ambito delle numerose attività svolte - mostre fotografiche, incontri con gli autori, seminari, lectures, corsi e workshop di fotografia - i fondatori di Spazio Labò hanno lanciato anche un’altra importante iniziativa che vedrà la luce a partire da maggio 2010: un progetto di formazione e produzione fotografica dal nome “Photography Workshop in New York City” che metterà in contatto Bologna e New York e sarà realizzato in collaborazione con fotografi professionisti nazionali e internazionali. Spazio Labò intende operare infatti da subito non solo in ambito locale e nazionale ma anche nel contesto internazionale al fine di promuovere l’interscambio culturale tra la cultura fotografica italiana e quella estera: un'esperienza formativa a cui Roberto e Laura tengono particolarmente.
Muovendosi tra i palazzi e le strade, tra le ombre e le mille luci della Big Apple, il progetto porta avanti tre diverse esperienze di workshop fotografico che, attraverso il genere del reportage, declinato di volta in volta in alcuni dei suoi principali sottogeneri come il reportage urbano, la street photography e la fotografia documentaria, cercheranno di raccontare la vita di New York City attraverso diversi frames di quotidianità.
La fotografia è linguaggio, è scrittura attraverso la luce, ma soprattutto è un mezzo che ci permette di fermare il tempo cogliendo l’attimo, tramutando in cristallino ciò che naturalmente è fluido.
Questo medium ha ricoperto in passato un ruolo considerevole nella connessione tra le due culture, quella italiana e quella americana. Ancora oggi New York ricopre un ruolo importante nell’immaginario collettivo e altrettanto importante nella produzione estetica, offrendo influenza e stimolo creativo, know-how tecnico e libertà di espressione artistica.
Ho così scelto di intervistare per i-italy Roberto e Laura, permettendo loro non solo di spiegare cosa si aspettano da questa esperienza ma anche di raccontarsi, di raccontarci qualcosa di più di loro e di ciò che vogliono fare.
Quali sono le idee che sostengono il progetto?
Tutto è iniziato nell'autunno del 2008 quando io (Laura) mi sono trovata a New York City per svolgere un tirocinio al Consolato Generale d'Italia, da settembre a dicembre. Negli stessi mesi ho frequentato un corso intensivo all'ICP (International Center of Photography), il sogno di ogni giovane fotografo. Questa esperienza, che mi ha anche portato a realizzare il mio primo progetto fotografico (trasformato al rientro in Italia in una mostra e un libro), ha totalmente cambiato il mio modo di concepire l'insegnamento della fotografia e ha ampliato la mia visione generale del modo con cui ci si può approcciare alla fotografia. Mi sono infatti resa conto che l'attenzione data alla fotografia negli Stati Uniti, e a New York in particolare, vera e propria mecca della fotografia occidentale, non ha nulla a che vedere con quella attribuitale in Italia.
Purtroppo nel nostro Paese siamo ancora abbastanza indietro da questo punto di vista e spesso alla fotografia non viene data la giusta considerazione. Anche Roberto ha avuto modo di constatare queste diversità, frequentando New York molto assiduamente nel periodo del mio soggiorno. E’ così che abbiamo iniziato a pensare al modo per portare questo diverso approccio in Italia, per divulgare e condividere quanto da noi imparato e visto. Nel giro di un anno abbiamo dunque iniziato a scrivere un progetto che potesse far scoprire la fotografia newyorchese al pubblico italiano e a ottobre 2009 ci siamo trovati nuovamente a New York, per un'altra esperienza fotografica che si è rivelata a questo proposito fondamentale. Abbiamo infatti conosciuto alcuni fotografi che si sono dimostrati entusiasti dell'idea e hanno deciso di collaborare con noi. Dopo un paio di mesi abbiamo iniziato a promuovere quello che ormai era diventato "Photography Workhops in New York".
Dunque chi vi ha aiutati ad organizzarlo?
Il progetto è stato ideato, sviluppato e realizzato interamente da me e Roberto. Una volta stabilita la forma del workshop come ideale per realizzare la nostra idea abbiamo naturalmente coinvolto altri professionisti perché volevamo che l'esperienza fosse delle più complete possibili. Sono così rientrati nel progetto i fotografi newyorchesi Erica Mc Donald, Andrew Sullivan e Aaron Lee Finema e il bolognese Massimo Sciacca. L'organizzazione di tutto è però sempre rimasta a noi.
Perché frequentare questi workshops e a chi sono rivolti?
L'esperienza dei tre workshops è rivolta a tutti i fotografi, amatori o professionisti, che sentono il desiderio di accrescere la propria esperienza fotografica e che si sentono pronti a vivere sette giorni intensi di fotografia a stretto contatto con una nuova ed entusiasmante realtà, quella della fotografia newyorchese. Un diverso approccio all'insegnamento, alla pratica e alla visione della fotografia che non potrà non lasciare un importante segno nel percorso personale di ogni partecipante.
Come saranno organizzate le giornate?
L'obiettivo dei tre workshops è far sì che nella settimana di lezione ogni partecipante realizzi un proprio progetto fotografico sulla città, progetto che magari non risulterà compiuto alla fine del workshop stesso ma che servirà come spunto iniziale per proseguire la propria ricerca e comunque come portfolio da aggiungere al proprio percorso. La serata conclusiva di ogni workshop consisterà infatti in una presentazione pubblica del lavoro realizzato da tutta la classe, alla presenza del mondo della fotografia newyorchese.
Tendenzialmente tutti e tre i workshops prevedono incontri in aula di mattina (dalle 9 alle 13 circa) dove il gruppo si troverà col docente, o coi docenti come nel caso del primo workshop che è condotto da due fotografi. in classe per affrontare la "daily critique", una sessione di editing collettivo sul lavoro realizzato da ognuno il giorno precedente. Il resto della giornata sarà dedicato alla produzione fotografica: i partecipanti avranno piena libertà di movimento nei cinque boroughs per svolgere il loro progetto. In queste uscite si potrà anche essere accompagnato dal docente per un confronto diretto sul campo, e comunque sempre individualmente.
Nel corso della giornata ognuno potrà tornare in classe per incontrare personalmente lo staff, o il singolo docente, per ricevere approfondimenti o semplicemente condividere esperienze.
Ognuno dei tre workshop prevede poi incontri extra con professionisti newyorchesi (insegnanti, critici, galleristi ecc) che apporteranno alla classe un ulteriore contributo.
Chi saranno i docenti e quale eredità raccoglieranno gli studenti da parte degli insegnanti?
I docenti saranno: Erica Mc Donald e Andrew Sullivan per il primo workshop, dal titolo "New York Stories: the intuitive document", dal 23 al 29 maggio; Massimo Sciacca per il secondo, dal titolo "Another Frame in New York City" dal 30 maggio al 5 giugno; Aaron Lee Finema per il terzo e ultimo, dal titolo "Neighborhood portraiture of New York City", dal 6 al 12 giugno. Tutti e quattro sono fotografi affermati e di grande esperienza, ognuno col suo peculiare modo di declinare il macro genere del reportage. Gli studenti avranno l'opportunità di lavorare a stretto contatto con questi straordinari professionisti e di trarre dalle loro esperienze insegnamenti fondamentali da mettere in pratica per lo sviluppo del proprio percorso fotografico. La serata conclusiva del workshop, con la presentazione pubblica del lavoro realizzato, sarà poi un'occasione di confronto e di scambio tra culture fotografiche.
Alcuni celebri edifici di Manhattan sono stati realizzati in modo da mutare toni di colore nell’arco della giornata. Questo perché la luce del sole colpendoli a differenti inclinazioni rivela campioni cromatici intrinseci ai materiali utilizzati nella costruzione. Sarà vostra intenzione concentrarvi esclusivamente sul black&white o troverà spazio anche il colore?
Non intendiamo porre alcun limite alla creatività dei partecipanti ai workshops: ognuno potrà decidere di lavorare ed esprimersi con quello che riterrà essere il miglior linguaggio, che sia quello del colore o del bianco e nero, per sviluppare il proprio progetto newyorchese. Anche l'uso del medium, analogico o digitale, sarà totalmente a discrezione dei fotografi.
Entrambi avete studiato fotografia qui a New York. Che ricordo avete dell’esperienza americana?
Studiare fotografia a New York e frequentare l'ambiente fotografico newyorchese sono state esperienze fondamentali per entrambi. Nella Big Apple ti può capitare di incontrare un grande professionista ed essere invitato a casa sua a parlare di fotografia senza alcun formalismo. Chi è più esperto di te è sempre disponibile a condividere la sua esperienza e aiutarti per crescere e migliorare. Sono tutte cose che colpiscono, che lasciano un segno e che si sente l'esigenza di condividere. E' per questo che è nato il nostro progetto Photography Workshop in New York, per dare l'opportunità, a chi magari non potrebbe altrimenti averla, di conoscere questo mondo.
Un’ultima curiosità relativa allo strumento di lavoro. Quale macchina fotografica utilizzate e a che età vi siete avvicinati a questo mezzo?
Attualmente utilizziamo entrambi sia macchine analogiche che digitali. Laura ama la sua Nikon FMn2 per la fotografia a pellicola in bianco e nero e per il digitale utilizza una Nikon D300; io (Roberto) invece quando fotografo in bianco e nero sono un amante del medio formato a pellicola e utilizzo una Mamiya 6; per il digitale uso io pure la Nikon D300.
Entrambi ci siamo avvicinati al mezzo fotografico da giovanissimi, coltivando la passione per la fotografia in maniera intima e personale. Crescendo è qualcosa che ci siamo sempre portati dietro, a volte anche a fasi alterne, sino all'età in cui abbiamo deciso che questa passione doveva diventare qualcosa di più, doveva fare parte della nostra vita in maniera integrante. Ed è nato Spazio Labò e tutti i progetti ad esso legati.