Mettere a confronto autori lontani, questo è l’obiettivo di Strane Coppie 2016, il festival, giunto alla sua ottava edizione, ideato da Antonella Cilento, scrittrice e giornalista, che vuole “sfondare il muro della letteratura”.
“Strane Coppie nasce all’interno del Laboratorio “La Linea Scritta” per raccontare a quante più persone possibile gli autori moderni in una forma non accademica, che è la morte della letteratura, ma quanto più vicina alle curiosità del pubblico” ci ha spiegato l’ideatrice Cilento.
Per questo alcune delle Strane Coppie vedranno come protagonisti i traduttori di grandi autori della letteratura mondiale. Così Kundera, nella giornata di apertura del Festival il 7 aprile, incontrerà Roth. Così autori russi o giapponesi verranno analizzati per scoprirne i lati comuni. 3 mesi di incontri, tra Napoli e Milano che, spiega la Cilento, “rispondo all’esigenza di superare alcuni limiti della nostra cultura, che purtroppo si ferma a Pirandello ed ai primi autori del dopoguerra. Così come si ferma ai confini nazionali, ignorando, sen non gli autori anglofoni, il resto del panorama letterario”.
Per questo motivo ospiti e protagonisti del Festival saranno i molti casi i traduttori che potranno dare un punto di vista nuovo, originale e molte volte personale. Veri professionisti della scrittura con capacità di vedere e spiegare come si lavora sulla parola e sui temi profondi della parola.
In questi momenti di incontro e riflessione si cerca di fare anche il punto sulla situazione della letteratura in Italia. “Sono anni di grande trasformazione senza progettualità. In questo momento nel nostro paese si leggono di più autori stranieri (in lingua inglese) che italiani. Se a scuola non ci fossero Manzoni e Leopardi vi sarebbe una profonda cesura tra chi oggi legge e chi scrive – spiega Antonella Cilento – Dopo il progetto di Einaudi siamo stati colonizzati. Con questi Festival, con i laboratori, affiancando anche il lavoro degli insegnanti, dobbiamo far riprendere alle persone in mano i libri italiani”.
Non solo supremazia del modello anglofono. Ma anche questioni economiche, una certa dose di responsabilità degli insegnanti che spesso non leggono e quindi non trasmettono, e poi “una patina di superficialità nella gran parte di autori italiani che fa abbandonare i lettori. E’ un momento commercialmente drammatico, ma di ottima produzione. Piano piano emergeranno gli autori di qualità. Ci sarà un momento di rinascita che deve essere però guidata ed indirizzata”. E allora i lettori torneranno a riscoprire la letteratura italiana.
“La lettura è una droga, trasgressione – chiude - Se la rendiamo obbligatoria, come spesso nelle nostre scuole accade, perdiamo appeal e colpi. Deve essere un mondo nascosto. Che dia risposte, che dia soluzioni alle nostre domande. Non può essere imposta, ma una scoperta fatta dal basso. Bisognerebbe magari iniziare a far scrivere. Scoprire la bellezza della scrittura, un percorso all’incontrario. Funziona”.