Brillante inizio di primavera con una passeggiata a Roma, a Villa Borghese, per raggiungere la Galleria Borghese. Essa ospita in modo permanente una notissima collezione di pitture del barocco romano e di statue, con opere che vanno da Gian Lorenzo Bernini ad Antonio Canova. Mancava in quella sede preziosa la rappresentazione dell’uomo propria del 20° secolo
Ed ecco, a colmare la lacuna, una esposizione temporanea, fino al 25 maggio 2014, di quaranta sculture in bronzo di Alberto Giacometti organizzata da Anna Coliva, direttrice della galleria e da Christian Klemm, illustre studioso dell’opera dell’artista.
Alberto Giacometti (1901-1966) nato nel Canton dei Grigioni, fu scultore, disegnatore e pittore. Artista visionario, onirico e surreale rappresentò l’uomo moderno con linee personalissime e riconoscibili nella loro unicità.
La sua opera ha una evoluzione fortemente influenzata dalla storia del secolo. Inizialmente legato a miti antichi risalenti all’arte egizia, che lui riteneva di insuperabile perfezione, giunse nel dopoguerra ad un singolare modo di osservazione della realtà, degli oggetti che lo circondano, il paesaggio, la madre, il fratello. La figura umana è concepita ed interpretata in forme geometriche altissime, longilinee, scarnificate e ruvide, sempre più sottili a rappresentare la desolazione causata dalla distruttiva perdita dei fondamentali valori umani della civile convivenza avvenuta in Europa con la seconda guerra mondiale.
Collocate accanto alle statue marmoree di G. Lorenzo Bernini e di Antonio Canova, le sculture di A. Giacometti rappresentano, dunque, un dialogo fra antichi e moderni. Es.: le sue donne stilizzate e geometriche accanto alla morbida perfezione marmorea della Paolina Borghese di A. Canova comunicano al visitatore la trasformazione della rappresentazione della figura umana in modo drammatico, colpiscono l’attenzione, coinvolgono con emozioni non sempre facilmente spiegabili con le parole, e suscitano il bisogno di riflettere e di interrogarsi sui legami e le differenza fra l’oggi ed il passato.
Come è noto, oggi la produzione artistica è influenzata fortemente dal mercato dell’arte. Quindi può essere interessante una notizia trovata navigando in internet. Una delle opere di A. Giacometti, “L’Uomo che cammina” del 1947, ripresa e rivisitata nel 1960, è l’opera d’arte più pagata al mondo (esclusi i quadri): 100 milioni di dollari, quattro anni fa pagati da una banca tedesca ad un’asta di Londra. Mi domando quale può essere il margine di rischio in un’operazione del genere.
Lo spettacolo stupendo offerto dagli spazi, geometrie e cupole di Piazza del Popolo osservati dalla terrazza del Pincio, è la degna conclusione della visita alla mostra di A. Giacometti alla Galleria Borghese.
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