Da una macchina fotografica, il cui formato diede vita a una rivoluzione nel campo, la Leica AG, alla fondazione di diverse gallerie nel mondo nel 1979. E a Francoforte, Istanbul, Salzburg, Tokyo, Vienna, e naturalmente New York, l’arte diventa leggenda attraverso la fondazione Leica.
Nelle sue gallerie si espongono generalmente foto realizzate con le macchine Leica o i cui lavori siano stati inseriti in progetti culturali della fondazione.
Il 18 novembre, presso la sede di New York [2]e grazie alla cura e al contributo del prof. Renato Miracco, Renato D’Agostin [3] e Alessandro Zuek Simonett [4]i, hanno presentato due serie di opere diverse ma complementari tra loro, rispettivamente “Tokyo Untitled” e “The Last Neighborhood Standing".
“Tokio Untitled” di D’Agostin, classe 1983, è stata accompagnata dalla realizzazione di un testo fotografico dallo stesso titolo e due post-fazioni di Eikoh Hosoe, fotografo e regista giapponese, e l’americano Ralph Gibson, le cui fotografie sono esposte in oltre centocinquanta musei di tutto il mondo.
Ed il giorno dell’inaugurazione, in un locale gremito, che ospiterà l’esposizione fino al 9 gennaio 2010, pieno della migliore New York e soprattutto di giovani, abbiamo chiesto ai Renato Miracco un commento.
“Sono stato ben lieto di condurre alla Leica due artisti come Alessandro e Renato. Loro rientrano nel progetto Leica ma soprattutto rappresentano le nuove proposte con una visione opposta di due realtà e due identità completamente diverse, Tokyo per Renato e la Chinatown
di New York per Alessandro.
È importante promuovere il talento dei giovani e soprattutto degli italiani che nel loro paese purtroppo non sempre hanno la giusta spinta. In Italia si preferisce mantenere i propri privilegi anche in campo artistico.”
Le atmosfere quasi surreali fotografate da Renato mostrano aspetti che solo le metropoli possono ispirare; tutto questo in un gioco tra antico e moderno molto sofisticato. Gli poniamo alcune domande sulla sua esprienza newyorkese e sul significato della sua opera.
Rispetto agli Stati Uniti, secondo te, l’Italia che tipo di accoglienza dà alla fotografia?
“Rispetto agli Stati Uniti ma anche ad esempio a Parigi, l’Italia ancora non sa capirne e accettarne la potenza. Qualcosa si sta muovendo a Roma ma ancora siamo lontani dalla piena accettazione. Poi c’è soprattutto un pregiudizio sulla nostra giovane età ed è difficile non dico imporsi, ma anche farsi accettare. Parigi e Tokyo sono le due città che in questo momento attirano il mio interesse artistico e professionale.”
Da cosa sei stato influenzato nel tuo lavoro?
“In un primo momento ho dato più spazio alla rappresentazione del reale ispirandomi a classici quali, Bresson, Klein; di seguito la mia attenzione si è spostata sull’introspezione più obliqua della realtà verso il surreale, lasciandomi influenzare da autori quali Ralph Gibson (di cui sono diventato assistente qui a New York), Mario Giacomelli e recentemente Ray Metzker.”
Renato D’Agostino, veneto di appartenenza, si è formato tra Milano e New York dove oggi vive. Ha condiviso con Alessandro Zuek Simonetti le prime esperienze newyorkesi. Roommates prima, amici poi con una passione in comune: la fotografia.
Le immagini che Alessandro Zuek Simonetti (classe 1977) ci dà di New York sono lontane dai luoghi comuni cui gli italiani o gli europei in genere sono abituati. Ci raccontano una realtà difficile, l’emarginazione i nuovi poveri il degrado. È come se ognuna di esse avesse in sé quel particolare che diventa protagonista di tutta la scena.
Anche lui si ferma a parlare con noi e ribadisce la volontà di mettere insieme nella mostra due visioni opposte ma complementari.
Alessandro, questa per te è la prima volta che esponi a New York e in particolare alla Leica?
“A New York ho già esposto altre volte ma questa è la prima volta di tipo così rilevante e l’occasione di farlo con Renato D’Agostin è un’opportunità, oltre che per esporre con un bravissimo fotografo, di sottolineare le nostre differenze e i nostri talenti.”
Come definiresti la tua fotografia e soprattutto che tipo di influenza hai ricevuto una volta ‘sbarcato’ a New York?
“Non saprei definire la mia fotografia. Posso dire però che attraverso di essami piace raccontare storie, ritrarre persone e farlo per strada. Ho cominiciato così in Italia, soprattutto nei centri sociali e anche lì nelle strade. In America ho trovato molti stimoli nuovi. New York poi possiede angoli che si fissano nella mente prima ancora che nella macchina, ma non mi ispiro a fotografi paricolari.”
Una mostra da non mancare in una delle prossime serate fredde per ritrovare le metropoli di oggi così come le hanno saputo magistralmente raccontare Alessandro Zuek Simonetti e Renato D’Agostin.
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Links
[1] http://test.iitaly.org/files/41260311938jpg
[2] http://en.leica-camera.com/culture/galeries/gallery_new_york/
[3] http://www.renatodagostin.com/
[4] http://www.zuekphotography.com/?q=bio
[5] mailto:[email protected]