Senza Tempo. Timelessness

Diana Del Monte (June 07, 2012)
La mostra ospitata dall'Istituto Italiano di Cultura di New York fino al 13 luglio, è un cammeo di questo processo di concretizzazione offerto da Massimo Vignelli, designer e architetto di origini milanesi, alla città che dal 1965 lo ospita, offrendogli un panorama di opportunità senza limiti

Dare tangibilità all'intangibile, fino ad oggi questo è stato il lavoro di Massimo e Lella Vignelli. Timelessness: Timeless Design, la mostra ospitata dall'Istituto Italiano di Cultura di New York fino al 13 luglio, è un cammeo di questo processo di concretizzazione offerto dal designer e architetto di origini milanesi alla città che dal 1965 lo ospita, offrendogli un panorama di opportunità senza limiti. “Sono venuto a New York pensando che il soffitto fosse più alto, ed ho scoperto che a New York il bello è che il soffitto non esiste”.

In questo “cielo newyorkese” Vignelli e sua moglie hanno costruito negli anni un'invidiabile e salda carriera; un'esperienza lunga una vita, come la definisce lo stesso Vignelli, celebrata dalla mostra apertasi oggi presso l'Istituto.

Semantics, Syntactics, Pragmatics, Discipline, Appropriateness, Ambiguity, Design is One, Visual Power, Intellectual Elegance, Responsability, Equity e Timelessness appunto. Uno dei concetti principe elencati nella prima parte del The Vignelli Canon, Part One, The Intangibile – libro offerto per intero da Vignelli alla rete ed ai suoi navigatori nel gennaio 2009 – , si apre nella Galleria al primo piano della sede di Park Avenue ad una nuova e inconsueta Pat Two. The Tangible, In questa sede, il “Senza Tempo” si propone come sempre nella sua veste contemporaneamente concreta e concettuale, ma, per l'occasione, aggiunge valore al suo messaggio, aprendosi a molteplici livelli di lettura.

Al centro della Galleria, una selezione di piccoli oggetti di design è ospitata in una teca a forma
di croce greca. E' attraverso questo simbolo archetipico che l'architetto Vignelli mette in atto una celebrazione del design senza tempo, iscrivendo i suoi oggetti di design, tra quelli del genere più tangibile, all'interno di una piccola cattedrale in plexiglas.

“We like the use of primary shapes and primary colors because their formal values are timeless”.

La croce greca è uno dei simboli più antichi e universali per l'umanità; ritrovato praticamente ovunque negli scavi archeologici, con pochissimi limiti geografici e temporali, è uno degli elementi più rappresentativi per la tradizione cristiana. Simbolo presente nello stemma della città di Milano, dove Vignelli è nato, la croce greca è scolpita anche sulla facciata di Sant'Ambrogio. La pianta a croce greca, d'altra parte, è la Cattedrale di San Marco a Venezia, dove Vignelli ha studiato architettura, è il progetto originario del Bramante e di Michelangelo per San Pietro in Vaticano, è la pianta tipica dell'arte bizantina e dell'Italia dell'alto medioevo, di artisti quali Leon Battista Alberti e architetti quali il Brunelleschi.

La croce greca è anche il luogo-simbolo progettato da Vignelli per raccontare un aspetto importante del suo lavoro: un design durevole, che va oltre il fascino del momento.

Sul lato opposto all'entrata, uno schermo propone a ciclo continuo le immagini di alcuni dei suoi progetti più famosi: il logo dell'American Airlines, 1967, il packaging e il progetto tipografico di Bloomingdale's, 1972, la New York City Subway Map, 1974, 1979 e 2008, il packaging di Saks Fifth Avenue, 1978. Solo per citare i più noti.

In cima al tangibile racchiuso nella teca a croce greca troviamo, dunque, l'intangibile, il virtuale. Lì, dove generalmente gli architetti disegnano l'abside, Vignelli mette i suoi font, i suoi progetti di packaging. D'altra parte, all'interno della società contemporanea cosa possiamo trovare di più significativo, ovvero volutamente caricato di senso e significato/i, e allo stesso tempo virtuale di un logo? Proprio in questa intangibilità, spesso estremamente volatile, Vignelli ha voluto costruire parte della sua durevolezza, del suo Timeless. Così, attraverso lo studio degli stili e dei font tipografici come elemento essenziale, ma soprattutto come segno distintivo del suo lungo operare, Vignelli ha regalato ancora una volta una forma fluida ma durevole all'intangibilità.

Attraverso questo continuo dialogo tra il personale e l'universale, la piccola Galleria quadrata dell'Istituto diviene una piccola istallazione da leggere nel suo complesso, con una dinamicità intrinseca organizzata da Vignelli attraverso significative forze contrapposte. “We are for a Design that is committed to a society that demands long lasting values. A society that earns the benefit of commodities and deserves respect and integrity”.

Una celebrazione che, tuttavia, non parla mai al singolare, perché non può e soprattutto non vuole, come lo stesso The Vignelli Canon è li a ricordare: “This book is affectionately dedicated to Lella, my wife and professional patner. Together we shared our intellectual experiences and growing process from the very beginning of our professional lives. Her creative intuition and sharp criticism have enriched my life and have been the structural strenght of our collaboration, without which my work would have been worth much less.”

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