Mario Monti. La sobrietà e la tecnica al servizio dell'Italia

Maria Rita Latto (November 17, 2011)
Mario Monti ha scelto i ministri per il Governo. La nuova squadra punta all'eccellenza tecnica, lo sguardo dei media e' rivolto alle differenze con l'esecutivo di Berlusconi.

 Sobrietà. La prima parola che viene in mente osservando le foto del neo governo che ha appena giurato davanti al Presidente della Repubblica è proprio questa: sobrietà. Un governo di professori, di rettori, di funzionari, di banchieri, con poche donne e con una predominanza di capelli grigi. E, soprattutto, un governo con nessun politico al suo interno. Questo è l’identikit dell’esecutivo Monti, nato a tempo di record, dopo appena 67 ore dal conferimento dell’incarico. Sono sedici i ministri, cinque in meno della squadra di Berlusconi nel 2008. Età media: 63 anni, 13 in più rispetto alla precedente esperienza. Le donne sono tre ma occupano ruoli chiave: Interni, Giustizia e Welfare. E la curiosità dei media si rivolge subito alle ministre, lontane anni luce dall’archetipo berlusconiano. Si è passati nel giro di pochi giorni dal “tacco 15” ai tacchi bassi e profili alti delle neoministre del neonato governo. La prima delle tre a giurare è Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno, una signora di mezza età, elegante in un tailleur scuro, con i capelli chiari e un volto che con naturalezza ostenta le rughe di una vita. Poi tocca a Paola Severino, ministro della Giustizia, avvocato penalista di successo, che ha scelto per il giuramento un completo scuro, pantaloni e giacca. Al collo tre fili di perle e tra il pubblico i suoi nipotini, venuti a supportare la nonna-ministro. Ultima a giurare è Elsa Fornero, grande esperta di previdenza, in tailleur spezzato con giacca bianca. Anche lei in stile minimal e con un volto che mostra le rughe con naturalezza. Tre donne che colpiscono non per il look ma per i curricula che le hanno portate a conquistare la poltrona da ministro.

Mario Monti ha sciolto la riserva ed è andato al Quirinale per presentare la nuova squadra di governo, un governo completamente tecnico, con ministri reclutati esclusivamente per la loro competenza. Sembra banale, ma stavolta il principio portante alla formazione dell’esecutivo è stato proprio questo: un ambasciatore agli Esteri, un militare alla Difesa, una ex prefetto agli Interni, un economista del calibro di Mario Monti come premier e con l’interim all’Economia. Tutti debuttanti tranne Piero Giarda che in passato è stato sottosegretario in governi di centrosinistra. Tanti i professori universitari, ben otto, quasi la metà del totale, che vengono dagli atenei italiani più prestigiosi a cominciare dall’Università Bocconi di Milano da cui proviene Mario Monti. Poi c’è il rettore della Cattolica di Milano, Ornaghi, ora ministro dei Beni Culturali, il vicedirettore della Luiss Paola Severino, ministro della Giustizia, l'ex rettore del Politecnico di Torino ora presidente del Cnr Profumo all’Istruzione. E dall'università vengono anche il ministro della Salute Renato Balduzzi, il responsabile dei Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, il ministro della Cooperazione Andrea Riccardi, il ministro del Lavoro Elsa Fornero. Monti ha poi messo in squadra superesperti del calibro dell’ammiraglio Giampaolo Di Paola alla Difesa, l'ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata agli Esteri, l'ex prefetto Anna Maria Cancellieri all'Interno, il giudice della corte di giustizia Ue e braccio destro di Monti a Bruxelles Enzo Moavero agli Affari Europei. La stessa logica ha portato alla nomina di funzionari ministeriali che si ritrovano a guidare i dicasteri dove fino a ieri hanno lavorato come dirigenti: Mario Catania all'Agricoltura, Corrado Clini all'Ambiente, mentre Fabrizio Barca, dirigente del ministero dell'Economia, trasloca da via Venti Settembre alla sede del ministero della Coesione Territoriale. Altri due ministri sono manager bancari: Corrado Passera, alla guida di un superministero che accorpa Sviluppo e Infrastrutture, dimessosi poche ore prima del giuramento dalla carica di amministratore delegato di Intesa San Paolo, e Piero Gnudi, al Turismo e allo Sport, ex presidente dell'Iri e dell'Enel, fino a ieri nel consiglio di amministrazione di Unicredit; vicina al mondo del credito anche Elsa Fornero, anch’essa dimessasi dalla vicepresidenza di Intesa San Paolo.

Subito dopo il giuramento al Quirinale sono arrivate le reazioni delle forze politiche, quasi tutte favorevoli. Fuori dal coro la Lega che ha dichiarato di essere "felice di votare contro". Nel Pdl c’è una divisione, con alcune componenti apertamente soddisfatte e altre più critiche. Il vice presidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli, esprime le sue perplessità: "Nell'esecutivo del senatore Mario Monti ci sono le impronte, chiare e visibili, del tecno-prodismo. E' un peccato originale che peserà molto sull'azione di governo". Per altri è un'ottima squadra; ad esempio il senatore Raffaele Lauro dichiara: "Governo Monti, un solo aggettivo: eccellente".
 

Negli altri partiti il giudizio positivo è condiviso, dal Pd fino al Terzo Polo.

"Siamo di fronte a scelte di competenza, di responsabilità e di alto profilo" ha commentato la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro. "Si tratta di personalità di qualità, indipendenti, che nei loro campi di attività hanno dimostrato una grande professionalità. Voglio sottolineare -prosegue- pur nel numero non elevato di presenze, che le donne sono state chiamate a ricoprire ruoli fondamentali nella compagine governativa. Mi sembra un segnale importante. Come importante e innovativa mi sembra la decisione di unificare nello stesso dicastero la responsabilità delle Pari opportunità con quella del Welfare e del lavoro". L’augurio finale di Anna Finocchiaro è che l'esecutivo trovi "energia e forza" in Parlamento.
 

Per il segretario di Alleanza per l'Italia, Francesco Rutelli, "con la nascita del governo Monti inizia una nuova epoca politica". E' un esecutivo "di ottimo profilo, le competenze sono molto qualificate. Toccherà adesso al Parlamento sostenere l'operato di Monti", aggiunge, assicurando il pieno appoggio di tutti i centristi. Sulla stessa linea è Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc: "Grande compiacimento e soddisfazione per un governo capace veramente di salvare l'Italia".
 

Giudizi positivi anche da Futuro e libertà: "Esprimiamo soddisfazione per l'alto livello della squadra dei ministri nominata da Napolitano su proposta di Mario Monti", dichiara il vice presidente, Italo Bocchino "Siamo di fronte a un governo di ricostruzione nazionale a cui va riconosciuta la 'tripla A' per competenza e professionalità. Adesso spetta a tutti i partiti politici sostenere questo esecutivo senza se e senza ma".
 

Infine la Lega, che aveva già annunciato la contrarietà al governo tecnico e che, per bocca del coordinatore Roberto Calderoli, esprime la sua contrarietà per l’assenza di un ministero per il Federalismo e per la creazione di un ministero delle Coesione territoriale, affidato a Fabrizio Barca: "Nulla da eccepire sulla qualità e sul livello delle singole persone nominate. Ma il riscontrare la nascita di un ministero per la coesione territoriale significa aver creato il ministero del centralismo ovvero che ancora una volta il Nord verrà spremuto per garantire a qualcuno di continuare a mangiare a sbafo". Quindi l'ex ministro aggiunge: "Se il buongiorno si vede dal mattino allora è notte fonda e sarò felice di votare contro la fiducia".
 

Nichi Vendola (Sel) preferisce aspettare i dettagli del programma prima di esprimere un’opinione. Critico Francesco Storace che ha paragonato la squadra di governo alla “guardia nobile del marchese del Grillo” mentre il commento più sprezzante è arrivato dall’Unione atei e agnostici razionalisti che ha parlato di “primo esecutivo Bagnasco”, sottolineando la presenza di diversi esponenti del mondo cattolico.
 

E' previsto per la serata del 17 novembre il voto del Senato alla fiducia al governo di Mario Monti, che illustrerà il programma dell'esecutivo. Nelle ore pomeridiane è previsto l’intervento del neo premier in Aula, poi la discussione generale, la replica del premier e infine le dichiarazioni di voto. Il 18 novembre ci sarà la fiducia alla Camera, dove la seduta avrà inizio alle 9,45. Il voto di Montecitorio è in programma per le 15.
 

C’è grande attesa per il discorso del presidente del Consiglio, incentrato sui possibili annunci dei primi provvedimenti economici che verranno sottoposti al Consiglio dei ministri: scontati la riforma delle pensioni e il ripristino dell'Ici sulla prima casa, mentre restano i nodi di una possibile patrimoniale e di una manovra correttiva a tempi brevi.

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